In occasione di AltaRomAltaModa, la manifestazione romana che porta in passerella l’haute couture italiana elogiando il Made in Italy e soprattutto l’artigianato, ho avuto modo di partecipare a Blogger’s Point Of View, un progetto che ha unito i punti di vista di sei diversi blogger sulle sfilate e gli eventi che si sono susseguiti durante la fashion week. Abbiamo cercato di mostrare l’interpretazione (diversa) di ogni singolo blogger attraverso racconti ed interviste che sono stati raccolti all’interno di una serie di video che verranno pubblicati a breve su AffarItaliani.it, oltre che sulle nostre piattaforme.
Ancora una volta è successo che la “stravaganza” tipica delle scuole, luogo in cui a mio parere è d’obbligo sperimentare (se non lì dove?), all’interno di un contesto da sfilata (un contesto in cui l’oggetto esce fuori dalla “formazione” e diventa a tutti gli effetti prodotto) è passata in secondo piano rispetto alle idee commerciali a cui la collezione di Carolina rispondeva perfettamente. Sia chiaro, è inutile essere dei designer se non si è in grado di creare un prodotto vendibile. Altrimenti si è artisti, e non designer. Ma è giusto che ciò accada anche in una sfilata di talenti? Nei video che vedrete ho deciso di intervistare Flavia Collatina, il cui final work viaggiava su un’unione tra il concetto cyborg e quello primitivo, con una serie di stampe e volumi molto contemporanei. E non è mancata una chiacchierata con il direttore dell’Accademia Lupo Lanzara che ci ha rivelato in che modo concretamente l’Accademia cerca di far entrare i propri studenti all’interno del mondo del lavoro (al di là della sfilata), lasciandosi anche andare ad un momento di sincerità rispetto alla “promessa” di un lavoro sicuro, qualcosa che secondo lui (ma anche secondo me) dipende molto dalla persona, dalle sue abilità e non da una “certezza” dell’Accademia.
Modello d’eccezione Andrea Cocco, a cui abbiamo chiesto come ci si sentiva in un tubino maschile ma anche quale fosse il suo rapporto con la Rete a noi blogger tanto cara (a breve verrà pubblicata la web serie Forse Sono Io 2 in cui ha recitato). Tra i vari brand presenti, ho avuto modo di conoscere (finalmente) dal vivo i creatori di Desirù, progetto milanese che trae ispirazione (e materiali) da vecchi kimono per creare bracciali in cui la varietà di colori é determinata proprio dalla casualità dei pezzi di stoffe scelte. Mai come in questo caso la scelta é sinonimo di progettualità, un po’ come tutto Blogger’s Point Of View.