Immagina di essere un soldato nel bel mezzo della battaglia. Indipendentemente dal tempo e dal luogo, alcune cose sono costanti. L’adrenalina è elevata e le azioni derivano da riflessi profondamente radicati, riflessi che affondano le loro radici in un bisogno di proteggere se stessi e sconfiggere il nemico.
Prova a immaginare di essere invece un militare da ricognizione. Il suo compito non è quello di attaccare o difendere; è di capire. Uscire, mappare il terreno, individuare gli ostacoli. Soprattutto, un militare da ricognizione vuole sapere che cosa c’è intorno nel modo più accurato possibile.
Entrambi gli scenari descritti possono essere ricondotti a due diverse mentalità – metafora di come tutti noi elaboriamo le informazioni e le idee nella nostra vita quotidiana.
Il ragionamento motivato
La “mentalità da soldato” è quello che gli scienziati chiamano il ragionamento motivato. Un fenomeno in cui le nostre motivazioni inconsce, i desideri e le paure formano il nostro modo di interpretare le informazioni. Alcuni pezzi di queste informazioni sono come i nostri alleati – vogliamo che vincano, vogliamo difenderle, vogliamo che abbiano ragione. E altri pezzi di informazione sono i nostri nemici – vogliamo abbatterli, vogliamo che abbiano torto.
Questo tipo di mentalità modella il modo in cui pensiamo alla nostra salute, alle nostre relazioni, a come decidiamo chi votare, e a ciò che consideriamo giusto o etico. E la cosa più spaventosa del ragionamento motivato è quanto inconscio sia.
Il ragionamento emotivo
La “mentalità da ricognitore” invece è quella che gli scienziati chiamano il ragionamento emotivo. Un fenomeno per cui non c’è un’idea che vinca e un’altra che perda. Una per cui avere ragione e l’altra per cui avere torto. Questa è una mentalità in grado di tagliare i pregiudizi e le motivazioni e che tenta di vedere i fatti e le prove nel modo più oggettivo possibile.
Questo tipo di mentalità è molto più curiosa, anche quando si incontra qualcosa che contraddice le proprie aspettative. Il ragionamento emotivo testa le proprie convinzioni nell’idea che cambiare la propria mentalità non sia indice di debolezza. Non è tanto legato al concetto di intelligenza, quanto a quello di ciò che si sente.
“Se vuoi costruire una nave, non devi radunare gli uomini per raccogliere il legno e dare ordini e distribuire il lavoro. Bisogna invece insegnare loro la nostalgia del mare ampio e infinito.”
Avere ragione o avere torto: come migliorare il nostro giudizio
Se vogliamo davvero migliorare il nostro giudizio come individui e come società, quello che ci serve non è solo l’istruzione, la logica, la retorica, la probabilità o l’economia, anche se queste cose sono tutte preziose.
Ciò di cui abbiamo più bisogno è di cambiare il nostro modo di sentire – per imparare a sentirci orgogliosi, invece di vergognarci quando notiamo di aver sbagliato qualcosa, o per imparare a sentirci incuriositi anziché difenderci quando veniamo a conoscenza di alcune informazioni che contraddicono le nostre convinzioni.
Quello che dobbiamo chiederci è: cosa desideriamo di più – difendere le nostre convinzioni o vedere il mondo nel modo più chiaro possibile?
[Fonte: TED]