A novant’anni dalla nascita viene presentata presso il Complesso del Vittoriano a Roma una nuova mostra, un ulteriore omaggio a Andy Warhol, morto nel lontano 1987.
I suoi progetti, le sue opere, le sue creature hanno condizionato nel bene e nel male intere generazioni. Figura artistica poliforme, Warhol ha unito in un unicum l’arte del cinema e dello star system, della musica e della moda. Il suo sogno americano consisteva nel diventare il grande artista del business, non importa a quale prezzo.
Le icone di Andy Warhol
È il 9 luglio 1962 quando un giovane artista e illustratore, figlio di immigrati slovacchi e originario di Pittsburgh, inaugura la sua prima personale esponendo lattine Campbell’s Soup realizzate mediante serigrafia e acrilico su tela. Il suo nome è destinato a passare alla storia: Andy Warhol. “Opere piatte e provocatorie”, giudica una parte di critica senza domandarsi come mai semplici barattoli alimentari assumano il ruolo di “muse ispiratrici”.
Negli anni Cinquanta gli artisti sono spinti a confrontarsi con le nuove forme di comunicazione di massa e Warhol usa la pubblicità come piattaforma per fare arte. Il risultato è un paradosso storico mediante il quale l’oggetto, il simbolo comune riconoscibile da chiunque nella vita quotidiana, è nobilitato in opera d’arte e assume il ruolo di “icona pop”. Ricorrendo alla tecnica serigrafica, Warhol moltiplica in serie le proprie opere e ristabilisce un processo di oggettivazione del soggetto raffigurato; non c’è più unicità, ma è tutto livellato dall’onda d’urto della comunicazione di massa globale.
Il rapporto di Andy Warhol con la musica
Nel 1963 Warhol trasferisce il suo studio sulla quarantasettesima est e la Factory diventa fin da subito un luogo di culto. L’artista è il centro catalizzatore della cultura newyorchese, le etichette discografiche fanno a gara per fargli realizzare le copertine dei dischi e in particolare RCA stringe un sodalizio con lui.
L’immagine più nota tra i dischi dei Rolling Stones è opera di Warhol: Sticky Fingers del 1971 mostra infatti il primissimo piano, fronte e retro, di un jeans munito di una zip vera. Ancora una volta è l’ammiccamento erotico quello che l’artista cerca. Nel corso degli anni Ottanta realizza molte cover musicali da cui scaturiscono anche opere serigrafiche. Non mancano gli omaggi a grandi artisti come Liza Minelli, John Lennon e Aretha Franklin.
La moda e lo star system secondo Warhol
Il legame tra Warhol e il mondo della moda si riscontra sin dai primi anni Cinquanta grande alle collaborazioni con i periodici. La moda per Warhol è una sfumatura dell’arte stessa, in cui ognuno può mascherarsi o essere come vuole.
In breve tempo, grazie alle nuove amicizie dell’ambiente, Andy si trova travolto da un’intesa mondanità, una sorte di vip society ampia ma allo stesso tempo circoscritta in luoghi e club d’elite come lo Studio54. Sono moltissime le immagini che lo immortalano nei club con vip e amici.
L’uso delle Polaroid
Nata dall’intuizione di Land negli anni Trenta, la fotografia istantanea per Warhol è uno strumento necessario; all’inizio della carriera la ritrattistica rappresenta per lui una delle principali fonti di guadagno.
La Polaroid, oltre che un “unicum irripetibile”, è un primo fattore per il ritratto serigrafico. Warhol realizza ritratti fotografici ai protagonisti del mondo della moda, del cinema e dello sport.
Informazioni sulla mostra
dal 3 ottobre 2018 al 23 febbraio 2019
Orario: dalle 9:30 alle 19:30 (venerdi e sabato 22.00 – domenica 20.30)
Prezzi biglietti:
Intero € 13,00 (+ prevendita)
Ridotto € 11,00 (+ prevendita)