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Il Body Shaming Maschile esiste ed è una piaga: perché non se ne parla e cosa possiamo fare

Esiste un body shaming maschile che gli uomini tendono a sottovalutare, non considerandolo un problema, sotterrando il disagio con meccanismi di difesa

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L’azione di insultare o etichettare negativamente una persona in base al suo aspetto fisico viene definito Body Shaming. A soffrirne sono molto spesso le donne: facile che gli uomini (e purtroppo a volte anche altre donne) si inerpichino in giudizi sulla grandezza delle labbra, del seno e in generale sulla fisicità chi si ha di fronte, senza badare minimamente a come quella persona possa vivere tutti questi giudizi non richiesti.

Esiste però anche un body shaming maschile (quando si tratta di cose negative non ci facciamo mancare niente!) che ha un potere ugualmente negativo e che probabilmente è ugualmente diffuso, ma di cui se ne parla meno. Gli uomini tendono infatti a sottovalutarlo sotterrando il disagio con meccanismi di difesa.

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Perché non si parla del body shaming maschile?

Purtroppo le vittime (gli uomini) non sono ancora in grado di parlarne perché non lo identificano come problema. Ma di questo (gran parte delle volte) non ne hanno neanche colpa.

Siamo cresciuti infatti in una società in cui concetti di “machismo” e “virilità” (tossica) sono così profondamente radicati nella cultura e nell’educazione da farci sorbire ogni esternazione come uno svolgimento naturale delle cose. Da non farci chiedere appunto perché ci ritroviamo a sentire il bisogno di diventare sempre più “grossi e forti”, di cambiare la forma del nostro corpo, di dover mostrare la peluria. Lo facciamo perché è così.

Inoltre il tentativo di affrontare la questione apre le porte alla “svirilizzazione” dell’uomo agli occhi dell’altro. Nasce proprio in sè il divieto di esprimere una debolezza, una vulnerabilità rispetto al proprio corpo perché sarebbe “da femminucce”. E quindi tendiamo a nascondere e a evitare il discorso.

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Le caratteristiche del body shaming maschile

Proprio perché il corpo maschile e femminile sono diversi, anche il modo di colpire e negativizzare il corpo maschile sono diversi. Le critiche più comuni riguardano, come per le donne, il fisico o parti di esso (pettorali, addominali, cosce), ma spesso riguardano anche l’altezza, i capelli, la pelosità.

Parliamo di uomini che si sentono a disagio per la loro magrezza o per un corpo “tozzo” o per la “panzetta da birra”. E che faticano a togliersi la maglietta (soprattuto al mare d’estate). Ragazzi che soffrono dei commenti sulla loro statura perché la loro compagna è più alta. L’ansia durante l’adolescenza per la comparsa della barba. Il giudizio di non essere muscolosi (e quindi forti). Ragazzi che faticano ad accettarsi per la loro “eccessiva” peluria. O quelli che cominciano a perdere capelli e devono nasconderlo.

Il Dick Shaming

E infine c’è lui, il pene.

Su questo ultimo, in particolare, si parla proprio di Dick Shaming, e se ne parla in maniera così specifica perché, a differenza delle donne, la forma e la lunghezza dell’organo genitale identifica nella mente di molti la forza, il potere e la virilità dell’uomo.

Nascono così veri e propri sensi di inadeguatezza, con conseguenze sia fisiche (disfunzioni erettili o eiaculazione precoce da ansia) ma anche psicologiche (ansia, depressione, bassa autostima).

Se vuoi saperne di più del dick shaming, ho scritto questo articolo.

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Cosa possiamo fare tutti insieme contro il body shaming maschile

A parte parlarne apertamente (e in questo le donne molto spesso lo fanno più degli uomini .. grazie!), è importante creare luoghi – anche virtuali – in cui anche gli uomini possano appunto sentirsi liberi di parlare del proprio corpo, dei disagi che ne derivano e decidere attivamente se accettare ciò che si è oppure cominciare un percorso di trasformazione (che però deve partire da sè e non da un compiacimento degli altri!).

Solo così potremmo educare noi stessi (ma soprattutto le altre persone) ad uscire dalla “definizione” di cosa un uomo sia o dovrebbe essere e trovare ciascuno il proprio speciale modo di esprimersi e di raccontarsi.

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Questo post nasce da una riflessione di @virgynandmartyr, uno di quei luoghi virtuali speciali in cui ci si può sentire liberi di esprimere se stessi.

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