Stiamo tutti e tutte cercando di occupare il nostro spazio. È un processo che non ha un tempo preciso e che coinvolge la scoperta di noi stessi, della fiducia nei nostri confronti, l’ascolto e l’amicizia con il nostro corpo e la fine della stigmatizzazione per il peso. Questo è il nostro spazio, ma per molti potrebbe non essere lo stesso. Per alcuni questo spazio significa passare per una dieta o per un cambiamento del corpo. E anche se quello non è il nostro spazio, non possiamo davvero sapere perché per un altro lo sia.
Non è normale stigmatizzare il grasso
Giudicare quindi il peso e del corpo può essere deleterio per chi già soffre o potrebbe soffrire di disturbi alimentari. Giudicare una persona che sta scegliendo quel posto nel mondo è sbagliato perché potrebbe essere l’unico modo che ha in questo momento per farcela. Può anche avere motivazioni per noi sbagliate, ma ognuno sceglie il suo spazio in base alle sue disponibilità.
Questo vuol dire che non siamo autorizzati a parlare del peso e del grasso come sinonimo di pigrizia o cattiva alimentazione. Non è normale stigmatizzare il grasso. Non è normale rinforzare immagini o parole che portino avanti stereotipi che hanno ripercussioni sulla salute mentale, sulla vita sociale, sull’immagine corporea di chiunque, anche di chi grasso non lo è più o non vuole più esserlo.
Perché non dovremmo giudicare il peso e il corpo
È dovere di tutti invece evitare di contribuire allo stigma che si ha verso le persone grasse perché sono persone che già vivono costantemente il disagio sul loro corpo per diventare anche motivo di giudizi (senza che vi sia una loro responsabilità). Dobbiamo capire e far capire che non è la persona grassa a non doversi offendere, ma siamo noi tutti a dover evitare di giudicarle, anche se non abbiamo un intento esplicitamente offensivo.
Il nostro spazio siamo noi in questo momento, con i nostri confini e le nostre conquiste fisiche e psicologiche. E ci vuole coraggio per rivendicare così il proprio spazio.