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L’accettazione di sé non è un traguardo, ma una pratica quotidiana

L’accettazione di sé si nutre man mano che ci rendiamo conto che il nostro corpo ci permette già di essere liberi di fare ciò che vogliamo

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A lungo abbiamo creduto che l’accettazione fosse un traguardo. “Quando ti accetterai” ci siamo ripetuti, ma questa accettazione non arrivava mai. Questo perché l’accettazione è più un percorso, una skill. Ci saranno ancora tempi in cui avremo paura o non ci piacerà il nostro corpo. E va bene. Perché questo percorso non dovrebbe portarci a farci sentire nuovamente inadeguati solo perché non ci accettiamo. Dovrebbe invece farci comprendere sempre più che non possiamo perderci tante cose nella vita a causa di come gli altri vedono il nostro corpo, come se non ne fosse degno.

L’accettazione in tal senso si nutre man mano che ci rendiamo conto che possiamo essere liberi, che possiamo fare ciò che vogliamo, che non dobbiamo stare chiusi in cantina nell’attesa di un corpo che ci permetta di fare tutte quelle cose che, quasi sicuramente, possiamo già fare ora. E questo, pian piano, potrebbe permetterci di capire e conoscere meglio il nostro corpo.

L’accettazione di sè non può permetterci di escludere le altre persone

Ad esempio per molti il fatto che una persona sia grassa e non se ne vergogni significa che non ami la sua vita perché ha scelto di non essere in salute. Eppure per quanto tante persone grasse tengano sotto controllo il loro peso sempre grasse rimangono. La realtà è che per quanto una persona possa dimagrire, non sarà mai abbastanza magra. Ma questa ricerca “dell’abbastanza” non è che ci porti ad ascoltare il nostro corpo. Sono gli altri ad imporre quale sia questa sufficienza da raggiungere.

Dovremmo capire che la gratitudine, la felicità e la soddisfazione della vita possono essere un benessere che arriva anche quando il nostro corpo non è nella forma che gli altri credono sia giusta. Liberare i corpi, soprattutto per le forme fisiche più emarginate, vuol dire che tutti i corpi sono degni, uguali e meritevoli di rispetto indipendentemente dalle loro differenze. Quando ridicolizziamo, discriminiamo o allontaniamo (anche solo mentalmente) tutti questi corpi, decidendo che quello che pensiamo e diciamo venga prima di loro, non gli stiamo dando libertà.

Praticare l’accettazione quotidianamente è sì importante, ma dovrebbe farci comprendere quanto sia più importante non continuare ad escludere gli altri. Altrimenti staremmo solo accettando noi e quelli che ci assomigliamo, che è ciò che qualcun altro avrà già fatto nei nostri confronti prima che cominciassimo ad amarci.

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