Tra le mie varie attività c’è anche la collaborazione con Exibart, un free press italiano che si occupa del mondo dell’arte. Io al mondo dell’arte mi ci sono avvicinato con un po’ di ritardo: per i primi quattro anni del mio liceo il mio professore d’arte, in realtà architetto, non faceva altro che farci fare disegno tecnico su disegno tecnico, trascurando totalmente la storia dell’arte. Anzi, quando talvolta per obbligo di programma scolastico doveva spiegarla, non faceva altro che fartela odiare. Poi all’ultimo anno di liceo una cara professoressa è venuta in nostro soccorso, ed è sicuramente con lei che ho visto il vero valore della storia dell’arte.
Studiare all’università Design mi ha portato a continuare questo percorso: anche in questo caso sono stato fortunato perchè ho incontrato professori eccellenti, uno dei più grandi studiosi di De Chirico ad esempio. E durante la magistrale ho avuto l’occasione di proseguire l’argomento di un esame proprio su Exibart, in quanto il mio docente era editor del free press. L’argomento, che poi è l’argomento della rubrica che curo oggi, è l’analisi artistica dei videoclip musicali. Trovare riferimenti, spunti e riflessioni di matrice artistico-pittorica all’interno dei videoclip dei cantanti, musicisti e band di oggi. L’ho chiamata Illustrated Songs.
Nel numero 82 l’articolo è dedicato a Pale, un artista inglese (forse 2 o forse una band, non si sa con precisione), che ha fatto dell’anonimato sicuramente uno dei suoi punto di forza. Ne ho approfittato quindi per analizzare nella sua carriera e nel videoclip quest’idea e soprattutto il significato che ne porta e che cerca di trasmettere. Per chi lo volesse leggere, Exibart è scaricabile gratuitamente qui (sempre sul sito è disponibile l’elenco dei luoghi in cui il giornale viene distribuito, sempre gratuitamente)