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Woodkid, The Golden Age

The Golden Age è l'album di debutto di Woodkid in cui racconta la transizione tra la gioia incondizionata dell'adolescenza e la dura realtà di essere adulti

Catturare il cuore di molti con canzoni accattivanti non è qualcosa di nuovo. Basta dare uno sguardo alla musica pop di oggi: beats mielosi, voce dolci, ritornelli indimenticabili. La musica pop di solito però non è costruita su emozioni o realtà ed è un caso raro in cui un artista canta la verità su ciò che sente. Tuttavia, negli ultimi anni, più artisti sembrano essere più trasparenti o almeno tale trasparenza è diventato il centro dell’attenzione: Adele, Lana Del Rey, Marina & The Diamonds. Tutta musica con una spina dorsale emotiva. Uno di questi artisti è il francese Woodkid. La sua canzone d’autore ha catturato l’attenzione di molti, diventando sempre più un artista “da sentire”. Questo mese è stato pubblicato il suo album di debutto, The Golden Age.

L’età d’oro di cui Woodkid parla è la giovinezza. Alla soglia dei 30 anni, infatti, Woodkid affronta con le sue canzoni il difficile periodo di transizione tra un momento della vita fatto di spensieratezza, gioia incondizionata e la dura realtà di essere adulti, delle responsabilità e difficoltà della vita “da grande”. Se il suo disco si apre con il verso “The golden age is over” non è quindi un caso.

 

Tutto il disco si basa su un impianto sinfonico, con percussioni orchestrali, archi e ottoni. Ritmi incalzanti post-tribali su una voce calda quanto fragile (simile a quella di Anthony Hegarty). Si passa da momenti più dolci (I Love You, la mia preferita) a canzoni intime (Boat Song), tutte impostate su piano-voce a cui si aggiungono gradualmente gli strumenti arrangiati in modo quasi maniacale. L’epicità di questo disco mostra come la connessione tra pop, orchestra e video arte (di cui lui stesso è regista) è possibile. Come la volontà di arrivare al grande pubblico può passare per suoni attenti, liriche crudeli ma autentiche. Un po’ indie ma mai snob.

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