Inutile dire chi siano Dolce & Gabbana. Inutile dire cosa sia Panorama. Ma il binomio può essere letale.
Stamattina la copertina del settimanale recita “Viva la famiglia (tradizionale)”, parole tratta da un’intervista al duo siciliano in cui si legge, tra le altre cose, “Niente figli della chimica: la vita ha un percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. La famiglia non è una moda passeggera, è un senso di appartenenza. Non si vive di cool, fashion e App, questa generazione ha paura di investire sugli affetti“.
Scandoloso? Direi “niente di nuovo dal fronte”, per vari motivi.
1. Un giornale fa un titolo sensazionalistico.
Se i giovani si interessassero (davvero) alla moda tanto quanto si interessano alle interviste di Madonna sulla RAI saprebbero che l’ultima sfilata di Dolce & Gabbana aveva come tema la mamma, in un senso letterale non molto originale. Ma ovviamente Panorama non avrebbe potuto intitolare l’articolo (e la copertina) “Viva La Mamma” altrimenti chi avrebbe letto e condiviso un articolo degli ennesimi italiani che fanno i mammoni?
2. Cose già dette.
Tutto ciò che è scritto in quell’articolo era già stato detto l’anno scorso, e l’anno prima e l’anno prima ancora. Se sono 3 anni che dicono sempre la stessa cosa su questo concetto di famiglia, ricevono un’ondata di critica e poi tutte se ne dimenticano è ora di farsi qualche domanda. Sia sulla motivazione delle loro opinioni, ma anche su quelli che dimenticano.
3. Ovviamente l’articolo non è rispettoso.
Avere avuto delle esperienze non delinea una regola di vita. Se dovessimo credere che l’unica famiglia è quella tradizionale perché tante persone nel mondo hanno avuto una bellissima esperienza di vita con la mamma e il papà (incluso me!), cosa dovremmo dire a quelli che invece hanno avuto una bruttissima esperienza di vita avendo una mamma ed un papà? Che si stanno sbagliando? Chi ha ragione? Risposta: Nessuno ha ragione! Ogni volta che si pensa alla PROPRIA esperienza, il passo successivo non è quello di NEGARE il contrario. Ma di conoscerlo e capirlo. Che non vuol dire, poi, viverlo obbligatoriamente sulla propria pelle. Ma significare rispettare ciò che è diverso, ciò che a noi è sconosciuto, ciò che noi non abbiamo vissuto. E permettere agli altri di viverlo in piena libertà.