Per chi come me ha passato la sua adolescenza nel pop che ha segnato la fine degli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio, gli ‘N Sync erano costantemente nella playlist da ascoltare. Il “bubblegum pop” era quello che serviva in un’età in cui l’importante è essere spensierati e non prendersi troppo sul serio. Lavarsi da dosso però l’etichettà di un prodotto nato a tavolino per vendere copie e fare soldoni è davvero difficile, ed è chiaro che da quella boyband l’unico ad esserci davvero riuscito è stato Justin Timberlake.
Il Justin solista ha avuto la grande fortuna di incontrare il duo di produzione Neptunes e Timbaland, entrambi molto vicini ad un modo di fare musica più simile all’hip-hop che al pop più puro (campionamenti, tastiere e synth la fanno da padrone). Da quella esperienza nacquero i due bellissimi album Justified (che attualmente resta il mio preferito) e FutureSex / LoveSounds, che hanno praticamente consacrato Justin come ottimo manager di se stesso.
Dopo un’allarmante ritiro dalle scene per fare l’attore, Justin ha sbalordito tutti facendo uscire, con poco preavviso, il nuovo singolo della sua nuova éra, Suit & Tie. Sotto la sua produzione, è nato The 20/20 Experience. Un album che, sulla scia di un altro bravissimo artista forse un po’ sottovalutato (Robin Thicke), cerca di riscoprire le radici soul e rhythm’n’blues più pure con un tocco di sguardo al futuro. A mio parere, quello che è uscito è un album però al di sotto delle aspettative. Tutto scorre molto lento, con intro e outro a volte davvero lunghi. Le tracce che secondo me si distinguono sono Tunnel Vision (più vicino al Timbaland del passato), Let The Groove In (con le bellissime percussioni di Terry Santiel), il bellissimo nuovo singolo Mirrors e la delicatezza di Blue Ocean Floor. Supercurato il booklet del disco, con un Timberlake in una serie di abiti di Tom Ford immortalati da Tom Munro.