Giovanni Boldini rappresentò lo spirito della Belle Époque, le ampie strade parigine, la vita notturna negli eleganti caffè e locali alla moda. Sono gli anni dei dipinti a grande naturale, realizzati seguendo una parabola estetica speculare alla moda e alle consuetudini della società, sempre meno tradizionale e sempre più aperta al progresso.
La mostra di Giovanni Boldini a Roma, al Complesso del Vittoriano dal 4 marzo al 16 luglio 2017, è dedicata soprattutto alle donne di quest’epoca. Le sue donne erano sempre raffinate, femminili ed emancipate, sia che fossero in abiti eleganti che svestite. Le loro caratteristiche venivano esaltate allungando la linea delle gambe, delle mani, dei piedi per esaltarne il fascino naturale.
Fra le numerose divine, come lui stesso le chiamava, figurano i nomi più in vista della buona società internazionale tra le quali Consuelo Vanderbilt, duchessa di Marlborough, la baronessa donna Franca Florio, la marchesa Luisa Casati, le cilene de Ossa, solo per citarne alcune.
Le divine di Giovanni Boldini
Sono figure femminili consapevoli del desiderio che suscitano nell’universo maschile, e l’artista gioca abilmente sulle corde della loro sensibilità, ma non si limita alla riproduzione della bellezza, indugiando piuttosto alla consapevolezza di un ruolo, dove il fascino dell’eleganza è esaltato anche dall’abbigliamento.
Le donne di Boldini, ritratte in tutto il loro splendore di vita mondana e abbigliate con eleganza secondo la moda dell’epoca, sono sorridenti e palpitanti di vita. L’artista le libera dalle ingabbiature che costringevano il loro corpo nella crinolina e privilegia gli abiti che ne possano valorizzare la figura e svelarne generosamente le grazie.
Boldini, pittore dinamico
La vita è moto e Boldini è stato il pittore dinamico per eccellenza. Dinamico non soltanto perchè ossessionato dalla realizzazione di ciò che vive e vuol divenire, ma anche perchè, fino all’ultimo, ha voluto superare se stesso.
Boldini fu il pittore del gesto, di quel fremito che aleggia attorno ad una mano quando si è appena posata e non si è ancora appesantita nella dimenticanza di se stessa. Nei suoi quadri il gesto non è posa, è moto, cioè transizione, sì che, pur esprimendo quello che è, esso contiene ancora quello che è stato e già esprime ciò che vuol divenire.
Nessuno ha saputo far star sedute le persone come Boldini.