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La bellezza può avere svariate forme: ecco perché anche grasso può essere bello

È importante che il mondo diventi più inclusivo nella rappresentazione dei corpi così da dare davvero dignità al concetto di bellezza

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Il retaggio che abbiamo della bellezza è l’idea di un canone a cui aspirare. Questo è il motivo per cui frasi come “Grasso è bello” possono far arrabbiare, perché pensiamo che significhi automaticamente “aspira ad essere grasso”. Eppure la bellezza non è “un modello” a cui arrivare.

Questa idea è nata nell’era moderna per via degli interessi economici che hanno portato a renderla qualcosa da ricercare attraverso l’uso di prodotti o servizi. Ma la bellezza non va ricercata. La bellezza esiste e può avere le più svariate forme. Ed è per questo per cui ANCHE grasso può essere bello, come può esserlo un corpo di etnia non caucasica, un corpo trans, un corpo disabile.

Il problema di “non riconoscerla” nasce dal fatto che non ci siamo abituati: le immagini a cui siamo stati e siamo esposti, soprattutto quelle più “mainstream”, sono sempre di certe tipologie di corpi e inevitabilmente il nostro occhio è stato educato a quello. È importante che il mondo diventi più inclusivo nella rappresentazione dei corpi così che possiamo dare davvero dignità al concetto di bellezza spogliandola da quest’aura di simulacro a cui puntare.

La bellezza come esperienza personale, non come modello a cui arrivare

In questo tipo di comunicazione in cui si cerca di essere più inclusivi però non bisogna cadere nell’errore di ricercare chi incarna questi “nuovi” standard promuovendo l’idea di altri “modelli estetici”, persone con cui confrontarsi sentendosi sempre inadeguati.

Cercare una guida nei modelli visti in questo modo è controproducente. Non perché non sia importante avere dei riferimenti, ma perché il riferimento non dovrebbero basarsi sulla persona in sè, ma su ciò che quella persona trasmette in termini di messaggi, idee e emozioni. Si tratta di persone, persone che cambiano nel corpo, persone che possono fare errori sul proprio corpo, ma soprattutto persone che devono essere libere di vivere la loro vita, di sperimentare sul proprio corpo e di non avere tutte le risposte. Non sono esseri perfetti perché nessuno lo è ed è questo l’errore di questo tipo di comunicazione.

Abbiamo bisogno invece di cercare la verità e la varietà delle informazioni e delle esperienze ascoltando quante più riferimenti possibili e capendo come la stessa cosa che stiamo vivendo possa avere diverse interpretazioni e prospettive. Questo potrebbe aiutarci a comprendere come applicarle in maniera personale sul nostro corpo, che essendo unico non potrà essere mai davvero somigliante a quella di qualcun altro solo perché “è un modello”.

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